LA GUERRA ATTRAVERSO I DIARI DI PIERLUIGI ALBINI
a cura di Danilo Agliardi
In Albania composi le croci, in Francia terminai di coprire le membra insepolte dei primi caduti della Marna, in Italia, sulle nevi del Monte Spil, trassi nella trincea gli alpini del 6° caduti in azione precedente. Così, per spirito di coerenza, nel mio paese nativo mi sentii in dovere di raccogliere i fondi per elevare a Ciliverghe un ricordo ai caduti.
In occasione del centenario della prima guerra mondiale abbiamo assistito ad un proliferare di lavori tendenti a far conoscere il contenuto delle lettere dei nostri soldati e, nei casi più fortunati, dei diari di guerra o di prigionia. Sono punti di vista privilegiati, che ci mostrano la realtà della guerra “vista dal di dentro” e non più attraverso i canali “ufficiali” che, per quasi un secolo, ci hanno dato una descrizione a senso unico.
Non pretendiamo di ribaltare il mondo: saremmo contenti se solo si mettesse, nei libri di storia, qualche testimonianza tratta dai diari o lettere di questi poveracci per i quali sembra non esserci posto né sui libri e, men che meno, nei pomposi discorsi di circostanza durante le cerimonie ufficiali.
Vediamo, allora, di avvicinarci all’altra storia, quella vissuta e sofferta dai protagonisti in prima linea dalle memorie del ciliverghese Pier Luigi Albini: