L’organo che vediamo oggi risale alla fine del 1800, quando è stato rifatto quasi per intero dalla ditta Bianchetti-Ghidinelli-Facchetti: ciò vuol dire che prima ce n’era un altro, fabbricato, probabilmente, tra il 1784 e il 1797.
Risale, infatti, al 1784 la prima notizia riportata in uno dei registri più antichi del nostro archivio: si tratta di una raccolta di denaro fatta per la costruzione dell’organo.1
Tredici anni dopo, appare per la prima volta nel bilancio la voce “spesa per il levamantici”, cioè il compenso dato a colui che doveva tirare la corda per alzare i mantici e permettere all’organo di funzionare: evidentemente, la raccolta aveva dato buoni frutti e la nostra chiesa poteva finalmente gloriarsi del nuovo strumento.
Da allora, probabilmente ogni anno, la fabbriceria assegnava l’incarico di organista mediante un contratto annuale. Dico probabilmente, perché il nostro archivio risulta monco per molti periodi. Dobbiamo arrivare al 1844 per disporre di una copia di un contratto: si tratta dell’incarico dato dalla fabbriceria a Rocco Pellizzari, per un importo di 60 lire austriache.2
Il contratto prevedeva che l’organista suonasse la prima e la terza domenica del mese, mentre le feste solenni, compresa quella del patrono, quando non coincidevano con la prima o la terza del mese, erano pagate a parte.
Più chiaro e meno farraginoso, invece, il contratto firmato nel 1881 con l’organista Luigi Catterina. Per una somma di 60 lire italiane3, questi doveva prestare servizio nelle seguenti giornate: Primo dell’anno, Epifania, Purificazione, SS Faustino e Giovita, Annunciazione, Pasqua, Pasquetta, Ottava, Ascensione Pentecoste, Lunedì di Pentecoste, Corpus Domini, Assunzione di Maria, Natività di Maria, Seconda domenica di Ottobre (o B.V. del Rosario), Immacolata, Natale, Santo Stefano e “la festa del nostro titolare San Filippo Neri”.
Singolare, poi, l’appendice: Feste straordinarie che potrebbero insorgere o per lo Statuto, o per il Re o per il Papa. Sono tutte obbligate e comprese nel (sic) stipendio annuo di lire italiane 60.
Una quindicina di anni dopo, si rende necessario un restauro pressoché totale dell’organo.
Secondo una perizia, effettuata nel 1994 da un docente del Conservatorio di Bolzano, prof. Ezechiele Podavini, su richiesta di don Luigi, del vecchio manufatto settecentesco sarebbero rimaste solo alcune canne di piombo. Pur con tutta la cautela dovuta agli scarsi elementi rimasti, il prof. Podavini ipotizza che l’autore dell’organo settecentesco possa essere stato il Bolognini, di Lumezzane, o il Bonatti, di Desenzano4.
Non esistono dubbi, invece, sulla ditta che ha proceduto al restauro completo alla fine del 1800. In archivio sono conservate le ricevute di pagamento effettuate alla ditta Bianchetti-Ghidinelli-Facchetti5. Giovanni Bianchetti era discepolo del Tonoli e, tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900, ha costruito un numero considerevole di organi in tutta la provincia e tutti di grande valore.
Sta di fatto che, da allora, per tutto il ’900 appare tra le uscite dei bilanci della fabbriceria la voce “organista”, unita a quella del “levamantici”. Già dagli anni Venti, troviamo, tra coloro che si sono alternati nel ruolo, Mario Zucchi, giovane e promettente organista, assai apprezzato, oltre che per la bravura, anche perché si prestava, gratuitamente, ad arricchire le funzioni più importanti con il suo vasto repertorio.
Nel 1982, un camion, piombando contro il portichetto laterale della chiesa, compromise gravemente la struttura dell’organo, soprattutto la stanzetta dove si trovavano i mantici. Toccò alla ditta Roverato, di Padova, riparare i danni procurati al fragile manufatto. Era l’anno 1984 e parroco era don Lino Toninelli.