Maria Ausiliatrice, ovvero l’ ex voto delle Bettole

Che quelli delle Bettole abbiano sempre fatto gruppo a sè rispetto al resto di Ciliverghe, questo è arcinoto a tutti (…quando quelli del paese venivano alle Bettole, dicono ancora oggi gli abitanti della contrada, si facevano belli e si mettevano la cravatta….). Che in questo loro isolazionismo abbiano coinvolto anche i santi e la Madonna…, beh, ciò va un pò al di là del normale campanilismo.
E’ quello che è successo nel Maggio del 1949, quando gli abitanti della contrada hanno deciso di erigere la cappella a Maria Ausiliatrice come ex voto per aver risparmiato le loro case dai bombardamenti.
Siamo nell’imminente dopoguerra. Il conflitto da poco terminato aveva lasciato le ferite ancora aperte. La ferrovia era stata bombardata più volte, alcune case delle altre contrade furono centrate dalle bombe e qualcuno ci rimise la vita sotto le macerie. Sul libro dei morti, il parroco di allora, don Zentilini, annota le peripezie patite durante un funerale. Il corteo, partito dalla casa del defunto, sul Monte Coeli Aperti, dovette abbandonare per ben due volte il carro con la bara per trovare riparo nei fossati e sfuggire alle granate lasciate cadere dagli aerei.
Poi, finalmente, venne quel benedetto 25 Aprile del ’45 e lentamente il paese tornò alla normalità.
Il ’45 era anche l’anno in cui si sarebbe dovuto tenere la solenne processione di San Rocco. Nessuno, però, se la sentiva di confondere con lo scoppiettio dei fuochi artificiali il silenzio di quelle famiglie che avevano avuto dei lutti o che, peggio ancora, aspettavano, facile immaginare con quale stato d’animo, qualcuno che tardava a tornare dal fronte. E giustamente il parroco pensò di organizzare  una processione, ma non tra santi e canti: una processione molto raccolta, con le donne rigorosamente vestite di nero, per ringraziare Dio di aver posto fine alla guerra. La processione di San Rocco, quella vera, verrà recuperata tre anni dopo.
Gli abitanti delle Bettole, però, non è gente da accontentarsi di un semplice Te Deum e decidono così di ringraziare la Madre di Dio a modo loro, erigendoLe una cappella. Il motivo, anche se non lo hanno scritto sul basamento della statua, lo hanno però sparso ai quattro venti: per avere risparmiato la loro contrada dal bombardamento.
Giovanni Zizioli, commerciante in cereali, piglia il suo camion e se ne va in quel di Vicenza a procurarsi la statua di Maria Ausiliatrice con un degno tempietto, facendosi carico della maggior parte dell’onere: il resto viene raccolto tra gli abitanti della contrada. Il tempietto, infatti, è in pietra di Vicenza, un’ottima arenaria che si presta molto bene ad essere scolpita.
Il 26 Maggio del ’49, giornata doppiamente festiva perchè Giovedì dell’Ascensione e festa del Patrono, si inaugura il sacello. E’ un tripudio. Gli abitanti delle Bettole ci tengono molto che quelli delle altre contrade partecipino alla cerimonia. E bisogna dire che furono accontentati: superiore ai campanilismi di contrada ( in fin dei conti la Madonna è pur sempre la madre di tutti…) l’intero paese partecipa all’avvenimento.
Grazie alla buona memoria di chi vi ha partecipato, possiamo ricostruire dal vivo il programma della giornata.
Su un carro trainato da buoi, viene deposta la statua, coperta da un velo, e portata in processione dalle Bettole alla parrocchiale. Durante la Messa solenne delle undici, il parroco don Zentilini benedice il simulacro. Quindi, il corteo, preceduto dalla banda comunale, fa ritorno alle Bettole per deporre la Madonna nel tempietto. Il resto, è facile da immaginare: fino a tarda sera i Ciliverghesi fanno la spola tra le due osterie della contrada per concludere, in maniera profana, una giornata iniziata tra le orazioni e gli incensi di un Te Deum.

Danilo Agliardi