La cappella di San Rocco

La prima notizia certa riguardante questo sacello risale al 1578. E’ l’anno in cui il vicario Cristoforo Pilati visita Ciliverghe.
Dopo aver relazionato sulla chiesa del Monte, dedicata, allora, al Sangue di Cristo, passa a descrivere la Cappella di S. Rocco:

Exstat oratorium S. Rochi prope viam publicam qua tradit Venetias. Non est consacratum neque altare. Celebratur in eo festum (?) S. Rochi; quandoque gubernatur ab illis de Appianis qui susceperunt curam tempore pestis proxime praeterite 1577‘.
(L’oratorio di S. Rocco sorge vicino alla pubblica strada grazie alla quale si arriva a Venezia. Non è consacrato e non cè nemmeno l’altare. Vi viene celebrata la festa di S. Rocco; è amministrato dai membri della famiglia Appiani che ne assunsero la cura al tempo dell’ultima peste, appena passata, del 1577).

Quel susceperunt, ovvero presero in cura, si fecero carico del mantenimento, lascia supporre che l’edificio già ci fosse e che gli Appiani si siano assunte tutte le spese. Inoltre, l’avverbio quandoque, di tanto in tanto, ci fa pensare che la devozione in quel luogo ci fosse già da parecchio.
Personalmente, farei prevalere l’ipotesi che la cappella già ci fosse prima del 1578 e che gli Appiani ne abbiano assunto la manutenzione da quell’anno.
L’altra, potrebbe essere quella di intendere il susceperunt come assunzione dell’incarico del mantenimento dell’edificio appena costruito.
Di sicuro un luogo di culto a San Rocco già c’era a Ciliverghe.
In una polizza d’estimo del 1548, Lanterio Appiani denuncia dei terreni, chiamati S. Rocco, siti nel ‘primo colonello vecchio (fra l’attuale via S. Rocco e via Conciliazione) il cui affitto serviva come beneficio per la chiesa sul Monte.
A questo punto, sembrerebbe più plausibile l’ipotesi che la Cappella sorgesse prima del 1578, ma occorre stare attenti ad un particolare. Sulla facciata di una casa che faceva angolo fra via Spazzini e via Conciliazione, abbattuta anni or sono, sorgeva un’edicola con un affresco avente come soggetto S. Rocco. Sempre nella stessa polizza d’estimo, Lanterio Appiani parla di un appezzamento di terra sito in detto primo colonnello, appo dette casette, dette S. Rocco’.
Non è da scartare, quindi, l’ipotesi che i terreni e le casette citate prendessero il nome del santo dall’edicola posta sulla casa ora abbattuta e non dall’attuale Cappella.
Pertanto, il luogo in cui si venerava S. Rocco sarebbe stato quello dell’edicola sino a quando non fu costruita l’attuale cappella.

Gli affreschi

Il dipinto che ancor oggi vediamo, sulla parete di fondo, è stato eseguito, negli anni ’70, da Oscar Di Prata. La parte inferiore, però, è monca in quanto è caduto l’intonaco. Sulle pareti laterali e sul soffitto a botte si notano sovrapposizioni di affreschi di epoche diverse. Un restauro alla cappella, effettuato nel 1995, ha portato alla luce sei strati di affreschi, escluso quello del Di Prata. Il più recente dovrebbe risalire ai primi del nostro secolo.
E’ risultato, inoltre, che la Cappella non è sempre stata così come la vediamo oggi. Da una prima analisi, le pareti laterali sarebbero state aggiunte in un secondo momento: originariamente ci sarebbe stata solo la parete di fondo.
Per quanto riguarda il portico, è probabile che la data su una delle due panchine, il 1690, stia ad indicare l’anno in cui sì è fatta l’aggiunta.

Danilo Agliardi

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